Tra gli uccelli, il Piccione torraiolo (Columba livia, Gmelin 1789) è stato il primo ad essere addomesticato, diventando oggetto di particolari attenzioni da parte dell’uomo già in epoca egizia (quinta dinastia, IV millennio a.C.) ed assumendo importanza crescente nei rituali religiosi di molte popolazioni precristiane. Originario dell’Europa meridionale, dell’Asia e del Nord Africa, egli è il progenitore selvatico del Piccione domestico (Columba livia domestica) ed in Italia sopravvive ancor oggi lungo l’Appennino Centro-Meridionale, in Sicilia, in Sardegna e nel Carso Triestino. Il suo areale va tuttavia rapidamente contraendosi, soprattutto a causa della distruzione delle zone di nidificazione – scogliere e coste rocciose – e dell’inquinamento genetico cui è sempre più soggetta questa specie. D’altro canto, il discendente domestico ha conosciuto negli ultimi anni una diffusione inarrestabile, sapendosi adattare rapidamente alle caratteristiche degli insediamenti urbani e diventando quindi una delle specie aviarie più diffuse nelle città di tutto il mondo. L’aspettativa di vita in natura del Piccione domestico oscilla tra i 3 ed i 5 anni[1], anche se condizioni favorevoli possono aumentare notevolmente la sua longevità.
Caratteristiche
Il Piccione domestico è un uccello dal corpo solido (lungo circa 30-36 cm e dal peso variabile tra i 250 ed i 380 grammi), petto arrotondato, capo piccolo e zampe molto corte. Il becco è corto e di colore nero mentre le zampe sono rosso scure, con unghie nere. Il suo piumaggio è fitto e soffice, dalla colorazione variabile secondo le tonalità del grigio e del blu: la testa, il collo ed il petto sono color ardesia, la parte inferiore del corpo è grigio-azzurra mentre il dorso è di colore grigiastro molto chiaro, con groppone biancastro. Caratteristica del piccione sono inoltre le piume iridescenti del collo e del petto, le quali formano la particolare sfumatura metallica – verde intenso, indaco e viola – tipica di questa specie. Le ali, di colore cenerino molto chiaro con pagina inferiore biancastra, sono attraversate da due fasce nere, hanno penne remiganti color grafite mentre le timoniere, più chiare, hanno terminazione nera e vessillo esterno bianco. Gli occhi – i quali presentano iride arancione negli esemplari adulti, marrone in quelli giovanili – sono spesso circondati da una zona di pelle nuda di colore chiaro.
Il Piccione domestico è un volatore resistente, con robusti muscoli pettorali ed ali ampie ed appuntite (l’apertura alare può arrivare a raggiungere i 70 cm) che sbatte in modo rapido e costante, raggiungendo in volo velocità ragguardevoli. La sua eccellente vista gli permette di distinguere i colori e percepire la luce ultravioletta. Non è presente dimorfismo sessuale (la livrea è perciò uguale nei due sessi) anche se la femmina è generalmente più piccola del maschio. Il colombo è una specie monogama.
Riproduzione
La femmina, una volta scelta la collocazione ideale per il nido (in genere lungo bordi ed alcove – sia di scogliera che di edifici umani – e preferibilmente sotto qualche sporgenza), si accovaccia sul posto ed inizia a tubare per attirare il compagno. Il corteggiamento può durare diversi minuti: il maschio cammina in circolo tenendo la gola gonfia e muovendo ripetutamente il collo per esibire le piume iridescenti; può inoltre offrire lei del cibo quale dono nuziale, rigurgitandolo nel suo becco. La femmina, una volta pronta all’accoppiamento, si accovaccia a terra.
Durante la fabbricazione del nido, la femmina costruisce una fragile piattaforma con la paglia ed i ramoscelli che il maschio le consegna di volta in volta. I piccioni riutilizzano il nido più volte e non asportano – a differenza di molte altre specie di uccelli – il guano accumulato dai loro pulcini: per questo motivo i nidi più vecchi diventano presto un solido ammasso di rifiuti organici, talvolta inglobando uova non schiuse e cadaveri mummificati di neonati morti. Queste scarse condizioni igieniche contribuiscono all’insediamento di microrganismi e parassiti pericolosi i quali, indebolendo le nidiate, sono una delle cause dell’elevata mortalità annua (fino al 90%) dei pulcini.
Il periodo riproduttivo del Piccione domestico è concentrato nei mesi primaverili da marzo a giugno anche se, in presenza di cibo abbondante e condizioni climatiche favorevoli, può durare la maggior parte dell’anno. Fanno eccezione i mesi autunnali, durante i quali le naturali modificazioni fisiologiche della specie (muta e regressione delle gonadi) comportano un calo delle nidificazioni.
La femmina depone solitamente 2 uova alla volta (di forma ellittica, colore bianco uniforme e dimensioni di 2,5 x 5 cm), per un totale di 5 nidiate all’anno (anche se, eccezionalmente, il numero può risultare superiore). Il periodo di incubazione è di circa 18 giorni, durante i quali maschio e femmina si alternano alla cova: il primo a partire da metà mattinata fino al tardo pomeriggio, la seconda per il resto della giornata e nelle ore notturne. Nei primi giorni dalla schiusa delle uova i pulcini sono accuditi da entrambi i genitori e nutriti con il “latte di piccione”, sostanza lattiginosa ricca di proteine e grassi che si forma nel gozzo sia del maschio che della femmina. A questa alimentazione iniziale saranno progressivamente integrate granaglie frantumate e piccoli semi, abituando così i neonati alla dieta propria degli adulti. Dopo circa 25-32 giorni, i piccoli piccioni prendono il volo e raggiungeranno la maturità sessuale tra i 6 e gli 8 mesi. Poiché durante l’allevamento della prole continua la deposizione delle uova, più generazioni possono susseguirsi senza interruzione.
Alimentazione
In natura i piccioni domestici sono vegetariani (granivori e frugivori) e si nutrono principalmente di granaglie, semi e germogli, pur cacciando in caso di necessità anche piccoli invertebrati (soprattutto molluschi). Nei contesti urbani i piccioni possono nutrirsi del cibo lasciato – con o senza intenzione – dalle persone (ad esempio briciole di pane e rimasugli di cibo), piluccando al suolo o rovistando tra i rifiuti abbandonati. Inoltre, alcuni folti gruppi di colombi urbani possono inoltrarsi per parecchi chilometri nelle campagne circostanti durante i “voli di foraggiamento”, attaccando i campi seminati o le colture prossime al raccolto. Il colombo consuma giornalmente circa 30 grammi di cibo secco e circa 60-90 grammi di acqua[2] la quale, a differenza di molti altri uccelli, non viene ingerita per gravità ma per aspirazione. Inoltre, durante la giornata il colombo esegue poche soste per abbeverarsi, ma quando lo fa ingurgita grandi quantità d’acqua, sufficienti a sostentarlo per diverse ore.