Punteruolo del grano

Sitophilus granarius

Il Punteruolo del grano (Sitophilus granarius – Linnaeus, 1758) è un piccolo coleottero diffuso in tutto il mondo, soprattutto nelle regioni a clima temperato o freddo[1], ma presumibilmente originario del medio oriente, da dove sembra si sia espanso assieme alla diffusione dell’agricoltura. Comune infestante delle derrate alimentari, questo insetto è facilmente rinvenibile nei magazzini di stoccaggio dei cereali dove è responsabile di gravi danni a carico delle cariossidi, le quali sono fittamente rosicchiate e sforacchiate sia dalle larve che dagli esemplari adulti.
Lungo circa 3-5 mm e di colore bruno uniforme più o meno scuro, il Punteruolo del grano ha forma allungata, depressa nella parte inferiore. Le elitre non ricoprono completamente l’addome, lasciandone scoperta la parte terminale inferiore. L’esoscheletro è fittamente scolpito da punti, di forma circolare od ellittica, dai quali emerge un’unica spessa e corta setola di colore giallognolo. Gli occhi composti sono di ridotte dimensioni e separati dal vistoso rostro allungato. Non sono presenti ocelli.
Il secondo paio di ali manca, perciò questa specie è inabile al volo: gli adulti compiono quindi i loro spostamenti esclusivamente a terra ed in genere solo per brevi distanze, preferendo insinuarsi sotto la superficie della massa alimentare infestata, ricercando il buio e la protezione degli strati più interni. La stagione riproduttiva ha inizio in primavera. Ogni femmina depone da 2-3 uova al giorno, per un totale di circa 350 in un periodo di 8-9 mesi. Tranne in casi eccezionali, ciascun uovo è deposto in cariossidi separate: attraverso un piccolo foro praticato con il rostro, la femmina introduce l’estremità addominale all’interno del cereale iniettandovi l’uovo; il foro è poi prontamente sigillato con un impasto costituito di rosura e saliva. La schiusa avviene dopo 4-15 giorni, variabili in funzione della temperatura ambientale. La larva inizia a cibarsi dell’interno della cariosside per un periodo di 20-40 giorni, avendo tuttavia cura di rispettarne l’involucro esterno, senza mai uscirne. Lo sviluppo pupale dura 5-20 giorni; dopo la metamorfosi l’adulto permane per alcuni giorni all’interno della celletta. Quest’ultimo poi, grazie all’apparato boccale masticatore, si apre un varco nel tegumento della cariosside e sfarfalla. A dispetto dei tempi indicati, in condizioni ambientali particolarmente favorevoli (temperatura di 27-29 °C. umidità relativa del 70-80% ed umidità del substrato del 15%) lo sviluppo embrionale può accelerare notevolmente, portando al completamento dell’intero ciclo in circa 1 mese[2].
Temperatura, umidità, tenore di CO2 ed affollamento influiscono sulla celerità dello sviluppo della specie: in Italia il Punteruolo del grano presenta generalmente da 3 a 6 generazioni all’anno, le quali possono accavallarsi tra loro determinando continui sfarfallamenti, soprattutto nei mesi estivi. Lo svernamento avviene solitamente come adulto.
Specie estremamente dannosa per le derrate alimentari, accanto ai danni causati dalle larve non vanno trascurate le perdite inflitte dagli individui adulti. Le femmine, infatti, possono vivere fino a 12-14 mesi, durante i quali forano e rosicchiano le cariossidi non solo per deporvi le uova, ma anche per nutrirsi. Il Punteruolo del grano infesta preferibilmente i cereali (frumento, orzo, mais, riso, segale, avena, sorgo) ma può attaccare all’occorrenza anche grano saraceno, manioca, castagne secche, ghiande, paste alimentari o, in casi eccezionali, anche le leguminose da granella come piselli, ceci e fagioli.

La Scheda

Dominio: Eukaryota

Regno: Animalia

Phylum: Arthropoda

Classe: Insecta

Ordine: Coleoptera

Famiglia: Curculionidae

Genere: Sitophilus

Specie: S. granarius

Lunghezza: 3-5 mm

Alimentazione: fitofago

Sviluppo: olometabolo

Svernamento: adulto

Calandra del grano

Punteruolo del grano

Grain weevil

Granary weevil

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Note

  1. Locatelli D. P., Süss L. (2001) «I parassiti delle derrate. Riconoscimento e gestione delle infestazioni nelle industrie alimentari». Calderini Edagricole, Bologna: 97-100.
  2. Scirocchi A. (1988) «Guida alla disinfestazione». CESI, Roma: 217.