Anobium punctatum
Con l’appellativo comune di tarli si è soliti identificare numerose specie di insetti i cui stadi larvali si nutrono di legno (xilofagia): tuttavia, trattandosi di una risorsa molto abbondante ma dallo scarso valore nutritivo, questi insetti tendono ad avere velocità di accrescimento molto ridotte, protraendo il loro sviluppo larvale per parecchi mesi, se non addirittura anni. Gli adulti, al contrario, hanno vita assai breve (meno di un mese), morendo in genere al termine della stagione riproduttiva. Principale esponente di questa categoria è il Tarlo comune del legno (Anobium punctatum – De Geer, 1774), anobio responsabile di estesi danneggiamenti a mobili, travi, parquet, manufatti e legnami da costruzione presenti negli edifici di ogni parte del mondo.
Insetto dal corpo cilindrico di colore rossiccio ricoperto da una fitta peluria giallastra, il Tarlo comune del legno è lungo dai 4 ai 6 mm ed ha il capo rivolto verso il basso e parzialmente nascosto dal pronoto, che lo protegge a guisa di un elmetto. Le elitre sono di colore bruno e solcate ciascuna da 9 linee parallele costituite da una fitta serie di punti infossati.
La stagione riproduttiva ha luogo nei mesi primaverili. Le femmine, terminato l’accoppiamento, depongono da 20 a 40 uova nelle piccole fenditure del legno morto preferibilmente ben stagionato e senza corteccia (compensato incluso). Legnami levigati, compatti o trattati con vernici, cere e smalti risultano invece protetti dalle aggressioni di questo insetto, il quale raramente riesce a perforarne la crosta con l’ovopositore. Dopo circa 4 settimane le uova si schiudono e ne fuoriescono piccole larve biancastre che si insinuano rapidamente all’interno del substrato. Le larve del Tarlo comune del legno sono fornite di tre paia di piccole zampe toraciche e di un robusto apparato boccale masticatore che appare di colore bruno; si nutriranno del legno per un periodo di parecchi mesi, scavandovi lunghe gallerie del diametro di circa 1-2 mm, preferibilmente nell’alburno. L’attacco, tuttavia, non è in genere profondo e non comporta perciò il deterioramento della stabilità delle strutture[1]. Il legno rosicchiato dalle larve viene gradualmente digerito grazie all’azione dei potenti enzimi presenti nell’intestino, i quali permettono all’insetto di trarre dalla cellulosa e dalla lignina ingerite il nutrimento necessario allo sviluppo. Le deiezioni hanno l’aspetto di piccole pellets cilindriche composte di frammenti lignei cementati fra loro e le cui forme ricordano quelle di corti sigari. Arrivate a maturazione le piccole larve si impupano a pochi centimetri di profondità. Con l’arrivo della primavera e l’innalzamento delle temperature avviene lo sfarfallamento degli adulti e la comparsa dei caratteristici “buchi”, indice della compiuta infestazione.
In condizioni favorevoli (temperatura di 22-23 °C ed umidità relativa dell’80-90%) lo sviluppo delle larve e la formazione degli individui adulti richiede circa 2-3 anni[2]; temperatura ed umidità inferiori determinano invece un rallentamento della crescita. Situazioni ambientali estreme (clima molto secco e/o temperature superiori ai 28 °C o inferiori ai 18 °C) portano invece alla rapida morte degli insetti.
Tra i legnami maggiormente attaccati si segnalano soprattutto quelli teneri e ben stagionati, ad esempio di conifere e latifoglie[3]; rari sono invece i danni causati ai legnami stagionati per meno di 20 anni[4]. Il Tarlo comune del legno infesta preferibilmente gli ambienti domestici (dove trova condizioni ottimali per lo sviluppo delle larve), i solai, i magazzini e più in generale le strutture con parti lignee di una certa età (è il caso, per esempio, di molte chiese).