Ci hanno pensato osservando le leggi della natura, visto che in nessun modo i gabbiani volevano andarsene. Anzi, settimana dopo settimana avevano cominciato a «colonizzare» quasi tutta la città spingendo perfino i Caffè storici di piazza San Marco a lanciare l’allarme: «Attaccano turisti e camerieri». Per non parlare del cimitero di San Michele, un’isola tra la Venezia storica e Murano dove anche a mettere i fiori sulle tombe era diventato un rischio. Almeno fino a che un’azienda pubblica del territorio veneziano, con la collaborazione di SGD Group, non ha pensato di sperimentare i suoni per cacciare quegli uccelli che negli ultimi mesi erano diventati sempre più feroci. Cannoni, pistole, sirene, niente di tutto questo. È bastato utilizzare i versi dei rapaci, i veri nemici dei gabbiani, per cacciarli. Ogni due settimane viene fatto volare anche un falco vero, giusto per avvertire che non ci sono solo i rumori (falso!), ma anche gli stormi di animali.
Dopo due settimane, come per magia, sono scomparsi tutti i gabbiani. «Vuol dire che non ce n’è più uno», dicono i responsabili dell’azienda che hanno curato la sperimentazione e che qualche giorno fa hanno visitato il cimitero. «Aspettiamo però prima di cantar vittoria, sappiamo come sono gli animali», proseguono. Poco male tanto che il prossimo passo è portare gli stormi finti anche nel resto di Venezia. Non mancano dubbi e perplessità, anche perché adesso i dissuasori vengono attivati alla sera e alla notte (dalle 17 alle 7 del mattino) quando a San Michele non c’è nessuno, ma si sentono anche dal vaporetto. Nonostante questo, all’ingresso un avviso mette in guardia i visitatori, giusto per non spaventarsi troppo qualora si sentisse qualcosa: «Nel cimitero è attivo un impianto acustico di dissuasione dei volatili». Decibel e diffusione sono tutti da studiare, ma nei prossimi mesi i veneziani al posto dei normali suoni di allertamento dell’acqua alta, potranno sentir volare gli stormi, falchi piuttosto che condor o carogne.
È bastato questo per far girare l’angolo ai gabbiani e cercare rifugio altrove. Dove ancora nessuno lo sa, ma prevenire è meglio che curare. Ne sanno qualcosa i turisti che andavano a visitare le tombe di Igor Stravinskij, Ezra Pound piuttosto che Helenio Herrera a San Michele, o quelli che seduti nei bar di piazza San Marco si sono visti portar via di mano dai «feroci» gabbiani il panino. Gli uccelli piombano con una precisione millimetrica sui vassoi che vengono portati ai clienti rovesciandoli e prendendone il contenuto, assalgono i colombi divorandoli spesso sotto gli occhi delle persone, rubano ai bambini o agli adulti anche il gelato che tengono in mano. Li conosce bene anche chi ha terrazze e altane: uscendo a stendere i panni si trova accerchiato da grandi gabbiani reali che scendono in picchiata per difendere i nidi con i loro becchi grandi e appuntiti. A San Michele tutto funziona grazie ad una centralina elettronica che diffonde otto canti diversi che cambia periodicamente, a Venezia Ca’ Farsetti potrebbe decidere di utilizzare gli altoparlanti dell’acqua alta. Possono trasmettere, musica, annunci e suoni, articolando la diffusione nelle varie zone del centro storico. L’azienda con SGD è partita, il Comune potrebbe arrivare a ruota in collaborazione con il Centro maree che conosce a perfezione l’impianto di allertamento. I contadini mettevano gli spaventapasseri sui campi, Venezia adesso tenta con gli stormi (finti) di rapaci. A meno che l’effetto non sia più quello di un film di Hitchcock che da spaventa-gabbiani. Provare (sentire) per credere.
Tratto dal Corriere del Veneto